Un altro tratto tipico della pittura di Caspar David Friedrich è la predilezione per soggetti di tipo paesaggistico. Oltre ad atmosfere marine che ritroviamo in celebri opere come Il monaco in riva al mare e Il mare di ghiaccio, Friedrich esplora l’universo montuoso e lo fa cogliendo l’immensità dei giganti petrosi e la vastità delle valli. L’attenzione atmosferica non si placa e diviene medium prospettico e luministico.
Protagonista della maggior parte delle opere di questo pittore tedesco, considerato uno dei principali attori dell’
arte romantica, è la
natura nel suo svolgersi e cambiare. Tramonti, albe, tempeste nella loro vaghezza e nei loro giochi di luce sono infatti i momenti preferiti dall’artista per le sue tele. Sono questi i fenomeni che generano nell’uomo quel
sentimento del sublime che sgorga da un confronto, senza filtri, del proprio io con la natura. Nel
rapporto diretto uomo natura, nell’
Ottocento, ci si percepisce protagonisti di un
dialogo con l’infinito e una delle poche strade per far parte di questo scambio è l’atteggiamento della
contemplazione.
Ecco allora il bisogno di bloccare sulla tela il ricordo, l’ambiente, l’emozione profonda vissuta sulla propria pelle o immaginata sulla pelle altrui, sono le motivazioni che probabilmente spinsero Friedrich a dare vita a queste atmosfere
idilliache e al tempo stesso
reali. Il pittore lo fa mescolando, a tratti distopicamente, lontananza e vicinanza e conferendo al vuoto, all’aria, all’infinito un nuovo ed essenziale valore pittorico.