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Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? di Paul Gauguin-PODCARD
«Dove andiamo? – scrive all’amico de Monfreid- Una vecchia che muore. Uno strano stupido uccello che rappresenta la vanità della parola chiude il motivo. Cosa siamo? La vita di tutti i giorni. D’istinto l’uomo cerca di carpirne il senso. Da dove veniamo? L’origine. Il bambino. La vita. Dietro l’albero due figure sinistre (due donne che osano pensare al proprio destino) nei loro indumenti dai colori tristi lasciano accanto all’albero della scienza questa nota malinconia di dolore in contrasto con l’ingenua presenza di una natura vergine che si abbandona ai piaceri della vita in questo paradiso immaginario».
Paul GauguinQuest’opera fu realizzata da Gauguin nel 1897 durante il suo soggiorno in Polinesia. Il pittore ormai lontano dall’Occidente e da esso artisticamente esiliato con il fallimento dell’ultima mostra, conferì alla tela un’intonazione sacrale, rituale e misteriosa. Un ciclo della vita, dalla morte alla nascita e ancora dalla nascita alla morte in una circolarità che pare incantata, ma che è pura vanità. Lo stesso autore dichiara futile ogni tentativo di spiegazione. «dove inizia l’esecuzione di un quadro e dove finisce?».
I colori, l’esotismo, lo stile pittorico di Gauguin, ma oggi quanto mai, sarebbe necessario ogni giorno chiedersi: Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? O forse sarebbe inutile.
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L’impero delle luci di Renè Magritte-PODCARD
Un paesaggio avvolto nel mistero, dove convivono il giorno e la notte.
Al centro un piccolo lampione che illumina con la sua luce fioca una casa, affianco un enorme albero che si staglia cupo su di un cielo azzurro.
Un ossimoro in arte, che ci lascia stupiti e incantati al tempo stesso e che è metafora della vita.
Lo stesso Renè Magritte nel 1966 :
«Dopo aver dipinto L’empire des lumières, ho avuto l’idea della notte e del giorno che esistono insieme, come fossero una sola cosa. E’ ragionevole: nel mondo il giorno e la notte esistono nello stesso tempo. Proprio come la tristezza esiste sempre in alcune persone e allo stesso tempo la felicità esiste in altre»
Magritte senza abbandonare le tecniche convenzionali della pittura mette in dubbio la percezione dell’osservazione. Questo è surrealismo!
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Nudo di spalle di Umberto Boccioni-PODCARD
Una donna anziana a mezzo busto seduta su una sedia.
Di lei vediamo la schiena nuda, rivolta all’osservatore, mentre il capo è di profilo. Il braccio sinistro, ricade lungo il corpo, mentre quello destro, lo si intravede appoggiato allo schienale della sedia.
La luce filamentosa irrompe nella stanza, accarezzando dolcemente la donna, esaltandone i lineamenti a tratti duri e spigolosi del volto e la morbidezza del corpo.
Sottile linee di colore danno vita al dipinto, creando un’atmosfera vibrante ed enfatizzando la plasticità anatomica del corpo, del corpo di una donna, del corpo di una madre.
Boccioni la dolcezza e il colore, la premura di un figlio che da dietro protegge e cura.
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Alchimia di Jackson Pollock-PODCARD
“Quando sono nel mio quadro, non sono cosciente di quel che faccio. Solo dopo una specie di “presa di coscienza” vedo ciò che ho fatto. Non ho paura di fare dei cambiamenti, di distruggere l’immagine, ecc. Perché un quadro ha una vita propria. Tanto da lasciarla emergere. Solo quando perdo il contatto col quadro il risultato è caotico. Altrimenti c’è armonia totale, un rapporto naturale di dare e avere, e il quadro riesce”.
Jackson PollockLo sguardo percorre tutta l’opera riempita dal colore che è colato sulla tela in modo del tutto casuale. Le linee si assottigliano e si ispessiscono, acquistano velocità e scorrono lentamente, a seconda della densità della pittura.
La linea non serve più per descrivere figure o contenere forme, ma esiste in qualità di evento autonomo riportando sulla tela i movimenti del corpo dell’artista e le sue scelte istantanee.
Un caos si, ma che esprime armonia, l’assoluto nel gesto del dripping.
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Le due Frida di Frida Kahlo – PODCARD
Le due Frida, due donne a confronto, allo specchio, per far emergere l’ambivalenza dell’animo di una donna profondamente fedele ai suoi sentimenti e a se stessa.
Due Frida: quella di destra vestita in abiti colorati e popolari che richiama la tradizione messicana, è la donna amata da Diego Rivera; quella di sinistra in abito bianco che rappresenta l’emancipazione europea è la donna abbandonata da Diego.
Le due figure che sembrano così distanti in realtà sono vicine e unite dall’arteria che irrora i due cuori.
È un dialogo solenne tra la sofferenza dell’abbandono e la consapevolezza che ogni rottura è anche segno di cambiamento, di rinascita.